Questa è la parte settentrionale della Campania Felix, nota a tutti per la fertilità della terra e la rigogliosità della vegetazione.
Il vulcano di Roccamonfina è il vero motore della zona.
Con il suo materiale, costituito da pozzolane e sabbie vulcaniche miste a pomici e frammenti lavici, ha ricoperto un territorio vastissimo, generando terreni ricchi di microelementi e conferendo una fertilità ai terreni non comune. Un particolare materiale vulcanico che riveste molte delle colline e dei monti è costituito dell’Ignimbrite Campana, comunemente nota con il nome di “Tufo grigio campano”.
Terreni vulcanici dunque, sulle colline di Sessa Aurunca, direttamente interessate dalle colate laviche e dalle eruzioni del Roccamonfina, situato sul versante Nord-Est. Insieme al Monte Massico, in direzione Sud-Ovest e di struttura calcarea, il Vulcano abbraccia le nostre colline, che affacciano poi direttamente sul Mar Tirreno sul versante Ovest.
“Nessuna altra terra è più ospitale per il mare, le vigne e i famosi porti”.
Così Plinio il Vecchio descriveva il nostro territorio.
Luoghi unici, che spaziano dalle zone pianeggianti a livello del mare,a quelle più interne, caratterizzate da una forte componente vulcanica dei terreni, passando per una media collina dai terreni argillosi e limosi.
Dal livello del mare fino a 350 metri di altitudine.
È questo l’Ager Falernus.
Il vino Falerno fu differenziato in base alla zona di provenienza.
Zonazione questa ancor più valida ed efficace oggi,grazie alla quale si può degustare la diversità di questa porzione di Campania Felix.
Il Falerno divenne talmente pregiato che fu usato come segno di distinzione sociale. Decantato come vino tanto ricercato quanto costoso nella Roma tardo repubblicana ed imperiale.
Così recita l’incisione sul muro di una taberna, ritrovata a Pompei.
«Edoné fa sapere: qui si beve per 1 asse; se ne paghi 2, berrai un vino migliore; con 4, avrai vino Falerno»